​Trenini, cavalli a dondolo e automobiline: Casa Morlando, quasi un paese dei balocchi

3454606_c87616_768x400Trenini, cavalli a dondolo, automobiline, motociclette con il sidecar, teatrini con le marionette.

Un vero paese dei balocchi l’abitazione al Borgo di Angelo Morlando, stimato gallerista tarantino. I giocattoli, quelli più delicati, sono racchiusi in eleganti vetrinette; altri sono sistemati su delle mensole o sparsi per la casa. Complessivamente si tratta di un migliaio di esemplari, quello più pregiato è un triciclo sotto le spoglie di un cavalluccio risalente al periodo di Napoleone III di Francia. Per Angelo Morlando la passione per i giocattoli può essere spiegata come una sorta di rivalsa per gli anni di vita grama trascorsi durante la guerra, quando di fretta e furia la sua famiglia dovette abbandonare una vita di agi in Francia per raggiungere l’Italia a bordo di un Savoia-Marchetti, con il nonno alla cloche pericolosamente impegnato a scansare le raffiche degli aerei tedeschi.

“A Taranto ci arrangiammo in una piccola abitazione di via Berardi, in un periodo in cui i giocattoli erano l’ultima preoccupazione- racconta – Ma onestamente l’allegria in famiglia non me li fece rimpiangere. Poi, una volta tornato il sereno, nel tempo mi furono donati un trenino che girava in tondo sul binario e tredici birilli in legno, che conservo tuttora. Sopravvivono alla rottura di una palla trasparente in bachelite che le teneva prigioniere, tre paperelle che galleggiavano sull’acqua”.

La straordinaria collezione giocattoli d’epoca iniziò a prendere forma negli anni sessanta con l’acquisto al mercatino di Ostuni di una macchinina, prodotta dall’allora Ingap (Industria nazionale giocattoli automatici Padova), fondata nel 1919 e attiva fino al ’72, fra le aziende leader del settore assieme alla Cardini di Oneglia e alla Metalgraf di Milano. Nell’arricchimento della raccolta furono preziosi i passaparola degli amici e le soste durante le tournèe nell’Italia centro-meridionale con il complesso “I pettirossi” (Morlando era al sax) durante le quali egli potè acquistare ai mercatini e partecipare alle aste specializzate.

“Mi feci una notevole cultura in materia – racconta – con la visita a musei specializzati e la lettura di libri che illustravano la storia e le caratteristiche dei balocchi che hanno segnato ogni epoca. M’incuriosì il fatto che la maggiore quotazione, al contrario di quanto accade nel mondo dell’arte e dell’artigianato, riguardava quegli esemplari prodotti in serie industrialmente e non i pezzi unici”.

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